Speciale Campioni d'Europa

L'anno di "Braz"

La Porsche 911 con a bordo i campioni d'Europa rally 2009 Enrico Brazzoli e Paola Valmassoi. Una stagione bellissima la loro, scandita da successi e insuccessi che si sono trasformati nel più bel regalo desiderabile: il prestigioso titolo continentale. Tra al'altro l'unico titolo che un italiano ha regalato al Belpaese al termine della stagione agonistica appena conclusa.


Il 2009 è stato avaro di titoli per gli Italiani. I "nostri" non hanno vinto nella velocità in salita e neppure nella F1 storica, così come non hanno agguantato nulla nel Trofeo Fia Regolarità e nel Lurani Trophy. Invece, nella specialità regina, i rally, gli italiani si confermano imbattibili. Enrico Brazzoli regala l'Europeo allo Stivale. E Nello Parisi la Categoria 1.

DI MARCO GARIATI
Meno male che ci sono i rally e i rallysti. Al termine di un'annata veramente avara di titoli per gli italiani, parliamo del 2009 appena passato, a differenza di quella che era stata la stagione precedente, la specialità regina ha regalato al Belpaese il titolo continentale (bellissimo anche il successo di Nello Parisi e Giussy D'Angelo nella Categoria 1). Il beniamino che ha regalato il titolo più prestigioso riservato alle vetture d'antan è Enrico Brazzoli, cuneese di nascita, classe 1965, residente a Saluzzo. L'assicuratore della Provincia Granda è stato navigato dalla brava e precisissima copilota Paola Valmassoi. Il "Braz", così lo chiamano tutti gli amici, corre dal 1984, anno in cui iniziò questa avventura sportiva al volante di una A112. 
In tanti anni di gare quanti rally hai disputato? 
«Circa trecento sia in veste di pilota sia di copilota».
I soldi per gareggiare dove li trovi? 
«E' dura trovare il budget necessario, diciamo che grazie ad una serie di sponsor e amici riesco ad integrare quello che è il mio apporto personale. Frutto del mio lavoro».
Cosa sono le corse su strada per te? 
«Una corsa è una sfida con se stessi, occorre calibrare coraggio, prudenza, spudoratezza e voglia di vincere».
Cosa ti ha colpito della specialità e cosa ancora oggi ti piace? 
«L'adrenalina che inizia a scorrere nelle vene da quando allacci le scarpe a quando vedi il cartello di fine prova e sai che hai finito la gara. Il rally è metaforicamente come la vita, pieno di difficoltà e insidie alle quali bisogna reagire e superare con determinazione. Le soddisfazioni sono dietro l'angolo, i tempi che si riducono rispetto a chi ti precede o gestire il vantaggio quando sei davanti a tutti. Le gare mi aiutano ogni anno ad affrontare la mia quotidianità, mi ricaricano e quando mi capita di vedere un rally da spettatore mi rendo conto che le gare sono la mia vita e non riesco a stare lontano dal sedile di una macchina da corsa».
E' stato più "fortunato" chi ha vissuto i rally ai tempi del pionierismo? 
«Assolutamente sì. Erano gare veramente dure che mettevano sotto sforzo mezzi e uomini. Erano una sfida dell'equipaggio e della sua assistenza per portare al fondo di una gara la vettura mentre oggi si ricerca solo la prestazione». 
La gara più difficile della tua ultima stagione? 
«Non esiste una più difficile di un 'altra. Sono tutte di pari livello, ognuna con le proprie peculiarità e difficoltà. Il rally finlandese con i suoi sterrati molto veloci e dossi insidiosi. Poi Ypres, strade molto veloci con tanti bivi a novanta gradi, talmente sporco da costringerti a tagliare con l'intera vettura. Udine con un percorso molto tecnico che mette a dura prova la meccanica della vettura. Alle difficoltà delle singole gare, si aggiungono le variabili delle condizioni del tempo. Diciamo che il Campionato Europeo ti permette di fare un'esperienza su tutti i fondi, con tutte le condizioni meteorologiche, di giorno e di notte, su fondi asfaltati e sterrati, lenti, veloci e scivolosi». 
Molto "cerchiobottista" la tua risposta. L'Alpi Orientali è stata una gara difficile, forse la più difficile... 
«La vittoria all'Alpi Orientali, da alcuni considerate fortuita, in realtà è stata conquistata con una condotta di gara ineccepibile sotto l'acqua, che ci ha permesso di ottenere un notevole vantaggio sul nostro diretto avversario e nonostante la rottura del cambio, alla faccia della fortuna, alla penultima prova siamo riusciti a gestire il distacco dagli inseguitori». 
Il rally che consideri più difficile e massacrante della tua carriera? 
«Da pilota l'Acropoli, affrontato l'anno scorso. Però, proprio per la sua durezza e difficoltà il più avvincente». 
Torniamo alla stagione appena conclusa. La gara che preferisci dimenticare... 
«Il Rally del Corallo, dove purtroppo abbiamo fatto una brutta uscita di strada che pensavo potesse compromettere l'intera stagione». 
Quello che più ti è piaciuto sotto il profilo organizzativo...
«Molte gare sono ben organizzate, diciamo che quella che reputo migliore in assoluto e l'Alpi Orientali, ma forse perché ci sono molto legato avendolo anche vinto». 
Quello che più ti è piaciuto per l'accoglienza della gente... 
«Ypres dove, nonostante il rally sia concomitante con la gara delle auto moderne il pubblico è molto accogliente, tanto da fare il parco assistenza tra le vie del centro con la collaborazione degli abitanti per nulla infastiditi dalla nostra rumorosa presenza». 
Quello più difficile per caratteristiche tecniche... 
«Acropoli in primis, Alpi Orientali subito dopo». 
Quello che proprio non ti piace... 
«Premetto che non ci sono gare che non mi piacciono. Se devo fare un appunto quest'anno la Targa Florio ha avuto qualche pecca. La gara è stata disputata su sole tre prove speciali da ripetere tre volte, ho notato la presenza carente di commissari per la sicurezza ed è inoltre una trasferta particolarmente onerosa seppure in Italia».
Quali sono le gare a cui non vorresti rinunciare. Quelle con cui disegneresti il prossimo calendario del tuo Campionato italiano ideale e quelle con cui struttureresti la nuova serie continentale... 
«Per l'ltaliano: Sanremo, Campagnolo, Corallo, Cremona, Brescia, Alpi Orientali, Valli Cuneesi, Elba, Mugello, San Marino. Per l'Europeo: Sanremo, Lathi, Alpi Orientali, Spagna, Portogallo, Corsica, Rac, Montecarlo, Acropoli, Elba. Roba da "fantacampionato"». 
Ti piace l'idea di poter correre rally misti terra-asfalto sia di giorno sia di notte? 
«Certo. Già fatto e sicuramente accresce il fascino di un rally. Personalmente, più le gare sono lunghe e insidiose più sono appassionanti». 
Facciamo un salto nel tuo passato. Il primo incontro da spettatore con il "nostro" sport come lo ricordi? 
«Avevo 6 anni quando i miei genitori mi portarono tra le prove speciali. Ricordo che il primo rally che vidi fu il 100.000 Trabucchi e all'epoca correvano tutte quelle vetture che possiamo ritrovare oggi nei rally storici. I miei miti di allora erano Sandro Munari, Walter Rohrl, Henri Toivonen. E francamente, per me, confrontarmi in Spagna e arrivare sul podio dietro Walter Rohrl, come è successo l'anno scorso, è stato il miglior premio alla vittoria del campionato». 
E il tuo debutto rallystico? 
«0ttobre 1984, Rally di Limone Piemonte. Ho corso con una Al12 Gruppo A con Scarrone da copilota. Purtroppo il debutto è durato soltanto due prove speciali. La rottura del cambio ci ha costretti al ritiro. A livello scaramantico direi che l'inizio non ha segnato, per fortuna, il futuro».
Parliamo di ricognizioni. Le preferiresti libere oppure sempre più limitate? 
«Vorrei ricognizioni libere in un lasso di tempo stabilito, limitate in pochi giorni. Mi spiego meglio: in due giorni di ricognizioni con passaggi liberi durate la giornata». 
Pregi e difetti del pilota Enrico Brazzoli... 
«Elevata sensibilità al fondo scivoloso, da cui la vittoria sul piovoso Alpi Orientali e sulla terra della Finlandia. Adattabilità alla vettura, quest'anno per due volte ho corso con la vettura danneggiata a causa di toccate, ma sono riuscito a trovare il feeling giusto con la Porsche. Di contro a volte sono troppo impulsivo, spesso il mio essere meticoloso mi porta a pretendere una precisione maniacale. Quest'anno devo ammettere che la mia professionalità è cresciuta grazie alla mia navigatrice Paola Valmassoi. E' stata essenziale per raggiungere il gradino più alto del podio europeo. La sua pazienza e la sua calma sono state determinanti. Abbiamo diviso lacrime e sorrisi. Si è creata una tale sintonia che non posso non essere felice di dividere questo risultato con lei». 
Oltre alla Valmassoi, chi ringrazi... 
«Tutto il Pentacar: Alfi, Angela, Richy e Enrico Melli, con Nicolò e Tonino, che hanno trasformato in realtà un sogno inseguito gara per gara. La mia vittoria europea è un successo di squadra. Abbiamo vinto cinque volte la classifica Fia di Gruppo su sette utili e le restanti siamo arrivati secondi».

pag. 88-93

Articolo apparso sulla rivista GRACE n° 1 gennaio 2010 

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UNA STAGIONE TUTTA D'ORO PER L'ITALRALLY

Conclusa anche la stagione rallystica 2009 è doveroso dedicare l'ultimo epilogo a piloti che si sono distinti, ma soprattutto ai vincitori.
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Tutta italiana la sfida anche nel 3° Raggruppamento. A recitare i ruoli di primattori Enrico Brazzoli e Paola Valmassoi che hanno avuto la meglio sull'equipaggio formato da Pierangelo Rossi e Luca Beltrame, tutti su Porsche 911. 
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Nel secondo fine settimana di febbraio tutti i piloti si ritroveranno a Londra per la cerimonia delle premiazioni.
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     pag. 32-34

Articolo apparso sulla rivista Gentlemen Drivers n° 55 gennaio/febbraio 2010 

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